lunedì 16 settembre 2013

Cambria. 12.

L'ampia offerta di caratteri che offre word è affascinante; è facile perdersi scoprendo come la stessa parola diventi impossibile da leggere se si usa "Baveuse" ( - ?! - ma davvero "BAVEUSE"?!?!) piuttosto che "Verdana".
La soluzione è "Cambria": né posh, né chic, né trash, ma pulito, efficace, immediato ed elegante. E' come qualsiasi forma dovrebbe essere per rispettare la sostanza.

Perché la forma è la sostanza.

Formalmente, la forma è il lavoro a cui eri destinato, la donna che “fa per te”, il culo all'altezza giusta, la sciarpetta bohemien, il rolex da fighetto, il “no” al posto del “si” ed il “si” al posto del “ma vaff…..o”.
Se non lavori, non sei capace ma sfortunato, volenteroso ma incompreso, corretto ma silurato: sei un disoccupato (nullafacente) che non ha concluso niente di buono.
Se a 35 anni non sei sposato, non cerchi l’amore che non hai trovato, non hai disperatamente fallito e ancora raccogli i cocci, non stai bene così come stai con la tua vita: sei un single (con dei problemi) destinato a schiattare divorato dal suo animale domestico.
Se non hai il fisico scolpito, non sei un intellettuale, un tipo a cui piace mangiare o un poveraccio con problemi metabolici: sei un ciccione (flaccido) che non si sa cosa aspetti ad andare dal chirurgo.
Se non frequenti quei posti, con quegli amici, vestito in quel modo, non sei uno con la propria individualità e curiosità, a cui piace sperimentare e scoprire: sei uno sfigato (emarginato) che non ha personalità a sufficienza per omologarsi.

Ma, sostanzialmente, la forma è la sensualità dello sguardo con cui si decide di sostituire le parole, la rigidità delle regole di cui si ha bisogno per essere liberi, il gesto con la mano che invita a superare il varco di filo spinato del proprio territorio, la straordinaria efficienza dell’uso corretto della punteggiatura, la leale dimostrazione del rispetto per l’altro trasferito nella cura dei dettagli. È indossare quell’abito, svelare quel profumo, è dire la frase giusta, al momento giusto, con il tono giusto. È sorseggiare lentamente non trascurando di guardare, profondamente, nei suoi occhi. È poggiare le posate dopo ogni boccone per dedicare tutti e cinque i sensi a quel gesto. È fare gli auguri il giorno del compleanno, è rileggere prima di consegnare, è non buttare la carta per terra, è regalare fiori, è sorridere ad un bambino, è essere educati e composti… è ascoltare, richiamare, chiedere scusa, tornare indietro, ringraziare… è riscaldare l’auto quando fa freddo, bussare con delicatezza per non far rumore, farsi la ceretta per essere velluto, parlare s-c-a-n-d-e-n-d-o- b-e-n-e- l-e p-a-r-o-l-e per farsi capire, stringere forte in un abbraccio per farsi sentire.

La sostanza non è celata, ma esplosa dalla forma. Quella forma che sta nel coraggio di mentire, nella paura di sbagliare, nella forza di soffrire. Nella tenacia, nel vigore, nella dolcezza, nello stupore, nella debolezza, nella passione.

La vita è quello che si vuole che sia. A seconda del carattere.
La mia è un “Cambria”. 12.

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